19.8.2013 Fiore Peccaminoso
Il
capo del Messiah comincia a farmi tremare le gambe, dopo giorni in cui
ne ho sentito soltanto parlare o in cui ho avvertito la sua voce tuonare
per la sala mentre io ero in camera, l'ho conosciuto, vorrei avere la
sua età, abbandonarmi come lui ai commenti più grevi, non dovrei neanche
sforzarmi, quell'uomo interpreta molti miei pensieri a voce alta e
questo fa quasi paura. Mi ha dato del frocetto, mi ha chiesto se ho mai
provato la passera, e che se faccio certe cose in pubblico verrò messo
sul rogo a scaldare castagne... Non ricordo nemmeno più cosa ho
risposto, ma in qualche modo devo essermela cavata perché mi ha lasciato
in pace, eppure dentro di me io so... che c'è qualcosa che non va e che
in quelle parole c'è tanta malizia quanto anche un pizzico di verità.
Poi
lei entra dalla porta e subito è facile capire che tipo di persona è...
Quel foulard giallo significa una sola cosa; ho messo i miei occhi
altrove, dove un bravo ragazzo dovrebbe metterli e lasciarli, ma le mie
orecchie sono state avvelenate più della vista, è seduttore il verso,
produce destino e martirio. Un breve discorso con Dahlia mi ha fatto
capire quanto sia comoda e suadente la verità e l'omissione della
stessa, si può parlare senza mentire, contemporaneamente credere e
tradire, lo dico io che si può. Con lei, la tentazione di lasciarmi
andare, parlare come in realtà so parlare, le stranezze che so dire, i
rompicapi che posso porre e i pensieri malati che spingono tra le mie
tempie... Ma non l'ho fatto, un sorrisetto timido è bastato spero, per
qualche anno ancora il mio corpo mi aiuterà, ma non potrò essere giovane
eterno, apparente insicuro per sempre, una maschera si ricava da
fondamenta profonde e ogni persona che incontro appare ai miei occhi
come l'acqua che sgretolerà la maschera, Dahlia, dolce maremoto, voglio
saperne di più, arrivi tu e mi rendo conto che non sono diverso dagli
altri, voglio quello che vogliono tutti, e ti prego, non dirlo a
nessuno, ma voglio essere felice.
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