venerdì 30 gennaio 2015

Ho ucciso Taffy


31.01.2015 Ho ucciso Taffy

Taffy è morto. Insomma, era ora, stucchevole il nome, stucchevole la padrona e la storiella della loro reciproca compagnia. Se c'è una cosa che la mia materia m'insegna è che i segni vanno colti, e quale segno più plateale se non il tanto odiato gatto che si affeziona all'aula in cui studio. Ho dovuto aspettare il momento opportuno, Alison veniva a riprenderselo o a portargli da mangiare ogni volta.
Ma con un po' di pazienza l'ho spuntata e tra le mie mani diventate bianche per lo sforzo, il tenero Taffy ha smesso di respirare. Ti ho regalato lo sguardo puro dei morti Taffy, due fori assenti da cui guarda solo Yeshua.

Mi ha riportato i ricordi della mia infanzia, quando uccidevo piccoli animali selvatici o gatti per il puro gusto di farlo... Eppure ero così piccolo e con la testa così poco a posto... Una follia lucida è forse peggio della consueta follia generata dal male che ti rende una pedina di un disegno più grande? Mio fratello era forse più dignitoso di me, per il semplice fatto d'essere ammalato senza accorgersene? Lui è felice... o adesso, a distanza di anni... sarà come me? No. Impossibile.

Infine non mi è rimasto che attendere l'arrivo di Alison per la cena di Taffy... non sono pienamente soddisfatto della mia recitazione, buone le lacrime, ma i tempi... no, non ci siamo, penso non se la sia bevuta del tutto... E la parte in cui mi sono preso a schiaffi da solo, forse troppo enfatica. Ma d'altronde che il gatto stesse già male sono parole sue.
In fondo è stato un atto di carità, come quella volta che Sofia mi chiese di uccidere quel gatto  agonizzante sul ciglio della Main Street, ricordo ancora l'improvvisa e piacevole sensazione delle carni spapolate sotto la suola della mia scarpa.
Ma Taffy no, ho dovuto farlo sembrare naturale, non potevo schiacciarlo o cose simili. Pazienza.
Alison dimenticherà tutto questo e se non lo dimenticherà peggio per lei. Se mi ignora, godo del suo doloroso silenzio, se si arrabbia sarò soddisfatto di averla trascinata di un altro piccolo gradino più in basso. Comunque vada vinco. Ed è quasi noioso.

Ora sono abbastanza ispirato per parlare con Ayden. Bisogna trovare le parole buone per lui, è il mio compito come studioso, gli ho promesso che avrei riordinato i miei pensieri... e l'ho fatto.
Quell'uomo mi terrorizza, perché come me mostra meno di quanto dice. Tomas Versis, recentemente riapparso per farmi gelare il sangue è fastidioso nella sua spocchia e nel suo parlare e agire viscido. Ma questo Ayden... Se non fosse arrivato Versis tutto sarebbe rimasto sul piano accademico, per quanto le richieste che ho fatto a Thackery riguardassero i suoi intimi pensieri, tutto era votato all'indagine dell'occulto e dell'impalpabile.
Ma ora Ayden ha visto che tra me e quell'altro non scorre buon sangue e tutto scavalcherà quella confortevole area accademica per riversarsi sul personale. Non posso permetterlo, o forse dovrei giocarlo a mio vantaggio... un modo ci sarà... un modo c'è sempre... anche quando soffro vinco... allora perché continuo a sentirmi così terrorizzato e vigliacco?

L'ultima volta che Guilford mi ha dato un pugno mi sono rifiutato di andare a chiedere l'aiuto di Camille... sapevo bene che si sarebbe prima o poi presentata l'occasione per pugnalare ancora una volta lui e Winry col dolce veleno della parola... In bocca miele, in cuore fiele.
Ma adesso? Dovrei scrivere alla mia Lady? Chiedere il suo aiuto? Sono certo che toglierebbe Versis di mezzo in un attimo, soprattutto ora che non serve più a niente e che è ridotto, come merita, a fare lo sguattero. Cosa non darei per vederlo leccare i miei piedi sudati. Stupido idiota, mediocre e inferiore.

Tanti, troppi pensieri... non mi fanno bene. No. Sto fermo a guardare il centro dell'Aula Incognito dove poco fa ho lasciato raccogliere a Alison il cadavere del suo migliore amico. Ancora penso alle mie mani attorno alla sua gola e per la seconda volta oggi ripenso a mio fratello Elliot, a quella sera prima di partire da casa e lasciarmi tutto indietro, quando le mie mani erano sul suo collo, lui mi guardava, come sempre assente, non si sarebbe ribellato, avrei liberato sia lui che i nostri genitori, avrei fatto l'ultima grazia prima di scomparire... Ma mi è mancato il coraggio. Sono cambiato? Si... ora come ora lo ucciderei. Sono assetato.

L'ebrezza della lussuria, il desiderio e la morte, sono le ultime intime avventure che mi rimangono in questa vita fatta da limiti imposti dalla materia. E la morte, è un po' troppo definitiva. Capisco che non c'è ragione di fare niente, se nessuno mi guarda.

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