venerdì 30 gennaio 2015

Ho ucciso Taffy


31.01.2015 Ho ucciso Taffy

Taffy è morto. Insomma, era ora, stucchevole il nome, stucchevole la padrona e la storiella della loro reciproca compagnia. Se c'è una cosa che la mia materia m'insegna è che i segni vanno colti, e quale segno più plateale se non il tanto odiato gatto che si affeziona all'aula in cui studio. Ho dovuto aspettare il momento opportuno, Alison veniva a riprenderselo o a portargli da mangiare ogni volta.
Ma con un po' di pazienza l'ho spuntata e tra le mie mani diventate bianche per lo sforzo, il tenero Taffy ha smesso di respirare. Ti ho regalato lo sguardo puro dei morti Taffy, due fori assenti da cui guarda solo Yeshua.

Mi ha riportato i ricordi della mia infanzia, quando uccidevo piccoli animali selvatici o gatti per il puro gusto di farlo... Eppure ero così piccolo e con la testa così poco a posto... Una follia lucida è forse peggio della consueta follia generata dal male che ti rende una pedina di un disegno più grande? Mio fratello era forse più dignitoso di me, per il semplice fatto d'essere ammalato senza accorgersene? Lui è felice... o adesso, a distanza di anni... sarà come me? No. Impossibile.

Infine non mi è rimasto che attendere l'arrivo di Alison per la cena di Taffy... non sono pienamente soddisfatto della mia recitazione, buone le lacrime, ma i tempi... no, non ci siamo, penso non se la sia bevuta del tutto... E la parte in cui mi sono preso a schiaffi da solo, forse troppo enfatica. Ma d'altronde che il gatto stesse già male sono parole sue.
In fondo è stato un atto di carità, come quella volta che Sofia mi chiese di uccidere quel gatto  agonizzante sul ciglio della Main Street, ricordo ancora l'improvvisa e piacevole sensazione delle carni spapolate sotto la suola della mia scarpa.
Ma Taffy no, ho dovuto farlo sembrare naturale, non potevo schiacciarlo o cose simili. Pazienza.
Alison dimenticherà tutto questo e se non lo dimenticherà peggio per lei. Se mi ignora, godo del suo doloroso silenzio, se si arrabbia sarò soddisfatto di averla trascinata di un altro piccolo gradino più in basso. Comunque vada vinco. Ed è quasi noioso.

Ora sono abbastanza ispirato per parlare con Ayden. Bisogna trovare le parole buone per lui, è il mio compito come studioso, gli ho promesso che avrei riordinato i miei pensieri... e l'ho fatto.
Quell'uomo mi terrorizza, perché come me mostra meno di quanto dice. Tomas Versis, recentemente riapparso per farmi gelare il sangue è fastidioso nella sua spocchia e nel suo parlare e agire viscido. Ma questo Ayden... Se non fosse arrivato Versis tutto sarebbe rimasto sul piano accademico, per quanto le richieste che ho fatto a Thackery riguardassero i suoi intimi pensieri, tutto era votato all'indagine dell'occulto e dell'impalpabile.
Ma ora Ayden ha visto che tra me e quell'altro non scorre buon sangue e tutto scavalcherà quella confortevole area accademica per riversarsi sul personale. Non posso permetterlo, o forse dovrei giocarlo a mio vantaggio... un modo ci sarà... un modo c'è sempre... anche quando soffro vinco... allora perché continuo a sentirmi così terrorizzato e vigliacco?

L'ultima volta che Guilford mi ha dato un pugno mi sono rifiutato di andare a chiedere l'aiuto di Camille... sapevo bene che si sarebbe prima o poi presentata l'occasione per pugnalare ancora una volta lui e Winry col dolce veleno della parola... In bocca miele, in cuore fiele.
Ma adesso? Dovrei scrivere alla mia Lady? Chiedere il suo aiuto? Sono certo che toglierebbe Versis di mezzo in un attimo, soprattutto ora che non serve più a niente e che è ridotto, come merita, a fare lo sguattero. Cosa non darei per vederlo leccare i miei piedi sudati. Stupido idiota, mediocre e inferiore.

Tanti, troppi pensieri... non mi fanno bene. No. Sto fermo a guardare il centro dell'Aula Incognito dove poco fa ho lasciato raccogliere a Alison il cadavere del suo migliore amico. Ancora penso alle mie mani attorno alla sua gola e per la seconda volta oggi ripenso a mio fratello Elliot, a quella sera prima di partire da casa e lasciarmi tutto indietro, quando le mie mani erano sul suo collo, lui mi guardava, come sempre assente, non si sarebbe ribellato, avrei liberato sia lui che i nostri genitori, avrei fatto l'ultima grazia prima di scomparire... Ma mi è mancato il coraggio. Sono cambiato? Si... ora come ora lo ucciderei. Sono assetato.

L'ebrezza della lussuria, il desiderio e la morte, sono le ultime intime avventure che mi rimangono in questa vita fatta da limiti imposti dalla materia. E la morte, è un po' troppo definitiva. Capisco che non c'è ragione di fare niente, se nessuno mi guarda.

mercoledì 21 gennaio 2015

Della Carne e della Mente


15.12.2014 Della Carne e della Mente
Ho deciso di fidarmi più delle mie sensazioni che dei miei calcoli, chissà se durerà.
I calcoli mi hanno tenuto in piedi da quando sono sceso alla stazione di Laddington.
Ma le sensazioni... quelle mi hanno in effetti tenuto vivo, attaccato a quest'abisso dell'anima.
Erano sensazioni, la voce vibrante dell'uomo nero al Messiah, la notte in cui mi sono invaghito di Sofia Weaton... Sono sensazioni... gli amplessi con Dahlia, il primo bacio di Camille e la sua stretta forte, dal sapore di eternità. Era un'emozione fortissima la visione che ha devastato la mia testa a Lad River, sensazione di morte che mi ha attraversato come il più vivido dei sogni.
Con i calcoli ho smosso il fondale sabbioso delle coscienze senza mai far affiorare nulla alla superficie, arte invisibile, arte inservibile, il disprezzo dei tanti.
Ma ora mi convinco sempre più che sia giunto il momento di smettere di sopravvivere e cominciare a desiderare il potere.
Perché i posti alti mi mettono soggezione? Non sono un corvo, ma mi sono recato più volte alla torre astronomica tanto amata da Miss Hall... Li dove comincia il cielo, si anela l'incomprensibile e il mistero diviene la spada dei deboli afflitti.
Non sono soddisfatto, cambio direzioni, cerco per i corridoi cercando di non dare retta al pensiero e di cedere invece alle lusinghe dell'istinto. Per via della materia che studio, non temo di essere scambiato per pazzo, del chiacchiericcio che segue i miei passi me ne rido, inseguo da solo le mie risposte.

Passo sempre più tempo nell'Aula Incognito. Prima temevo d'incontrarvi lo sguardo dal bagliore rossastro della Gran Maestra, ora tocco senza pudore i suoi strumenti, so che non è un caso se sono li, sfere trasparenti, pendoli, carte astronomiche, tarocchi. Seduto rigido e controllato su di una poltrona nel tentativo di svuotare la mente o lasciato andare a terra su dei cuscini mentre i fumi delle erbe aromatiche mandano alla deriva la mia mente.

Lo sguardo si concentra, la mente è una tela nera, come la mia anima e da questo buio emergono figure, per lo più sono gli stessi volti spettagolati dalla città... Mr Thackery, Lady Lancaster... Dahlia... Alison...
Mi sembra la cosa più normale del mondo che la mia mente vada a cercare queste figure, sono solo immagini, ogni tanto sento salire delle emozioni più forti, ma nulla si avvicina mai alla vivida sensazione che ho provato con quella visione a Lad River.
Tutta questa è soltanto psicologia? Suggestione? Caso?
No, sono certo di no. Se l'istinto mi riporta a questi personaggi cittadini, è in loro che troverò qualcosa d'interessante.

Non mi preme risolvere i problemi di questa città al momento, può bruciare per quanto mi riguarda, sarebbe comunque un diversivo dalla noia. Ma assaporare ancora le delizie dell'occulto e accarezzare i frammenti del futuro e del passato... Questo voglio farlo ancora.

Accadrà ancora qualcosa... I presagi si sono fermati, ma non si sono spenti. Distanti, io li sento pulsare. Dev'esserci una grande luce benevola che splende indisturbata da qualche parte, protetta da qualche insospettabile parete di questa città... Deve esserci... Altrimenti come è possibile che le leggi dell'equilibrio abbiano lasciato in vita ancora me, ombra vile che tutto vorrebbe distrutto e guastato? Deve esserci un motivo...

Cala la notte, sono solo, con la lettera di Alison dall'altra parte... profuma di vaniglia... stucchevole quanto lei e il pulsare del mio cuore... solitario quanto me, dispiaciuto quanto me. Sui banchi di questo Ateneo, sulla scrivania della mia stanza, su ogni carne consentita e sui gradini della morte, scrivo il tuo nome.

Sangue Fresco


6.12.2014 Sangue Fresco
La tradizione è nell'aria, le feste natalizie sono nell'aria, gli allocchi di Laddington escono un po' di più dalle loro tane, sono come i rintocchi delle campane: puntuali, ma senza fede.

Da parte mia forse stavo meglio prima, teste di cavallo recise, la natura che muore, erano argomenti più divertenti, e sentire l'ansia e lo smarrimento della gente attorno in modo più evidente era... più interessante.

Sarà per questo che ho ricominciato a masturbarmi più spesso.
Non c'è niente di casuale, mai. E io l'ho notato... quando questa città è più calma io sono più agitato, i miei pensieri più oscuri, più assetati.
E... ho fatto qualche nuovo taglio sotto la pancia, vicino all'inguine... ormai tra cicatrici antiche e recenti posso quasi unirle e fare dei disegni.
Si, la mia mente malata questa mattina ha partorito questo: fare dei disegni con le tracce delle mie cicatrici.

Ma non l'ho fatto. Ho scritto invece, o almeno ho cominciato... Alcuni segni dei tagli si prestavano particolarmente e così ho unito fino a comporre ALI_ N , la s è un segno difficile, ma tra qualche tempo verrà fuori e il nome sarà completo, nella mia mente la costellazione è chiara, c'è Dahlia, c'è Winry, c'è Sofia, quest'ultima partecipe di alcune tra le fantasie più nere mai realizzata dal mio cervello. C'è un che di triste e malinconico nel masturbarsi pensando a una persona che non c'è più... Ma non è male.

Nessun nome è ancora completo, i taglietti che mi sono fatto attorno al pube sono tanti, ma non ancora abbastanza e non posso farmeli tutti in una volta, rischierebbero di aprirsi come al Red Light qualche mese fa.

A proposito di cicatrici... ho visto con piacere quella sul petto di Winry l'altra sera all'inaugurazione delle terme del Red. Mi sono sentito esaltato e compiaciuto, quella cicatrice è merito mio, è il mio marchio su di lei, è il risultato della manipolazione di una mente sempliciotta, per lei un passo importante, segno indelebile, per me solo il ricordo di una serata divertente.
Mi sento forte, godo, "puttana Murphy, puttana Bradley" mormoro sottovoce e vengo per la terza volta nella mattinata.

Rilassato, osservo il mio lavoro, tra sangue e seme, giacio inerme e solo il respiro striscia in me come un'ombra scalpitante.

Accade però un fatto strano... Mentre osservo il mio operato... Li, all'attacatura dell'asta, poco sopra, in bella mostra, al centro, le cicatrici compongono quasi da sole un nome che non emergeva alla mente da molto tempo... Devo solo fare una piccola modifica, prendo il coltello e stringendo i denti scavo nella pelle un piccolo segmento che collega la M finale...

TIM

Quanto è bello Timothy, penso... una bellezza non scontata, non delicata, opposto a me. Tutto succede molto velocemente: prendo in fretta e furia le scartofie, non ci metto molto a trovare una sua vecchia missiva in cui si parlava di isolamento e di amicizia, mi manca quasi il respiro, le energie sono polvere, ma non demordo, mi masturbo furiosamente, col corpo tutto in tensione e pensieri dolcissimi nella testa, mi ricordo la sua mano che asciuga le sue lacrime in carrozza, il suo sguardo penetrante che svela il mio gioco, la frustrazione e l'impotenza davanti alla sua sagacia, la mano ruvida e forte che mi accarezza i capelli e mi rivolge parole che si disperdono tra la rassicurazione e la minaccia. Che strano ricordo lontano, che godimento spudorato.

Vengo per la quarta volta nella mattinata, mi brucia tutto, il membro, le ferite, la testa, gli occhi. Provo tanto amore e tanta rabbia, ancora una volta troppo concentrato su me stesso, ma evito di analizzare, devo disinfettare le cicatrici nuove, il sangue fresco che scorre fuori dalla pelle bianca.

Metodico, passo il resto del mattino a riordinare tutto, pulire il sangue, riporre la corrispondenza, riordinare questo diario. Passare tra le mani quella scaglia di Luccio che mi fu donata proprio da Timothy... e a bassa voce, con devozione, sospirare:

"Grazie per questo bel momento, amico mio"

Teatro


25.11.2014 Teatro
Sempre visto, mai fatto. Non nel senso della professione o della recita dichiarata almeno.
Mille maschere tutte sgretolate, le ho già portate in volto.
Ma unire la passione all'occupazione è un'esperienza... strana... mi fa sentire una strana sensazione al ventre.
Alison mi ha chiesto di fare con lei un teatrino per i bambini, per insegnare un po' di storia in modo divertente, certo il proposito in se è stucchevole e ho trattenuto fedelmente ogni conato di nausea che la gola mi ha proposto. Odio i bambini, sono simbolo della vita nascente, potenziale in crescita, potenziale del disgusto della società che verrà a breve creato.
Ma la parte tecnica del teatrino è stata in effetti divertente, interessante.
"Studiare" e leggere, mi ha sempre entusiasmato, perché la conoscenza è potere, la parola è carisma, la storia e la psicologia sono armi...
"Fare" mi ha coinvolto... che è molto di più... ho sempre avuto un bel tratto nel disegnare, lo dimostrano anche i ritratti presenti in questo diario, certo, non sono del tutto fedeli, non sono un vero artista, ma c'è una sorta di anima catturata dentro di loro, un frammento di conoscenza inquietante degli altri che mi compiace e mi tormenta nello stesso tempo.
E la mia mano sinistra, che di solito mi è d'impaccio non mi ha disturbato più di tanto, ho aiutato la White a montare il teatrino, ormai ho messo anche le ruote, l'ho reso ambulante, sono riuscito a non distruggermi le mani, ho dato colore e forma al semplice materiale e... per un pubblico di bambini dovrò dare colore e forma a un personaggio... I bambini sono il pubblico più crudele che esista, perché la loro onestà va oltre l'educazione, se li annoierò non me lo manderanno di certo a dire... Questo mi preoccupa... Al tempo stesso mi stimola... Mi sto davvero annoiando così tanto di vivere che ogni ansia emotiva diventa il pane dell'anima mia?
Come mi sentirò quando sarà passata? Quando finisco di leggere un libro avverto una sensazione di vuoto senza ritorno. Come ci si sente dopo una piccola rappresentazione? Quel teatrino, i momenti di divertimento e di discussione con Alison non torneranno più... Come tutte le distrazioni passerà, e resterò nuovamente solo con me stesso... La peggiore persona con cui si possa restar da soli.

Alison


9.11.2014 Alison

Mentre il folletto dispettoso che saltella nel mio cervello gioca scherzetti a Lavander... Un'altra interessante figura è emersa tra le nebbie di questa città... Ella ha sembianze delicate e taglienti, un'aura di manierismo vetusto è adagiato come uno scialle sul suo corpo e lo muove come burattinaio molto più scaltro che viscerale. Alison sa muoversi nel mondo e nasconde alla perfezione la parte di lei che non accetta il mondo.

Alison, nuovi brividi e nuovi contrasti, il nuovo gioco interessante, il nuovo stimolo che squarcia la noia. La prima cosa che mi ha colpito è la sua risolutezza nell'essere invadente e prendersi qualsiasi informazione voglia sul conto degli altri, non è come le altre donne, non sfrutta soltanto il pettegolezzo, cosa normalissima, lei ci aggiunge il senso di ricerca accademico, e da questo strano intreccio ne viene fuori una rete-barriera che le lascia esplorare il mondo.

Vecchi presagi, stessi interrogatori di una volta, ho lasciato cadere davanti a lei i soliti dettagli più insignificanti... L'ansia, la mano sinistra, quei piccoli vecchi trucchetti che tanto urtano la sensibilità altrui, soprattutto quella delle donne. Loro si sentono intelligenti quando pensano di essere tra le poche ad aver notato l'ombra del demone tra le ciocche dei miei capelli biondi o dietro i miei occhi tremanti. Mi sembra di sentirlo strisciare sul mio collo il suo orgoglio tracotante, il suo bisogno di rendersi utile, quella ricerca di un essere che ti faccia dimenticare l'angoscia... sentirsi apprezzata, indispensabile, importante.

Distrarla... fino al momento opportuno. Ho sentito una diceria dei contadini secondo cui il vitello deve essere ucciso senza che se ne accorga, o la paura gli farà il sangue cattivo.
Credevo di essere inetto, ma quanti vitelli ho pugnalato... con la mia asta, con la lingua, con le parole che sono veleno. E nessuna di loro, ha mai visto prima la lama.
Eppure voglio saperne di più, la curiosità che brucierà il mio inferno in terra porta il suo nome adesso... Alison... Non vi è rosa senza spine, e più bianca è la facciata, più nero è il cuore che vi marcisce dietro. Io lo so... anche lei lo sa... E si continua la danza silenziosa dell'immaginario.
Magari userò qualcuno... magari replicherò i vecchi scherzi e ne inventerò di nuovi. Desidero incatenarla a me. Lei che osa distinguersi senza ammetterlo, lei che intriga i miei sensi e le mie perversioni più buie ancora una volta. Lei che rappresenza il mondo comune, la gente insipiente che mi disconosce e schernisce ogni volta che incrocia il mio sguardo...

...Ma mi son detto, tu Emery, non rinunciare a capire il mondo, solo perché il mondo non comprende una parte di te stesso....

...Ma questa mia parte è tutto.

Emery Cullen, parli ancora come un bambino.

Spettri


15.9.2014 Spettri
Laddington il mio veleno, la città migliore, più bella e più intensa in cui sia mai stato, ma è il mio veleno, forse proprio perché la mia indole melodrammatica non è portata o non crede di poter stare "meglio" ... Sento che la fine è vicina, ma non è la prima volta che lo sento quindi non so in realtà niente...

La verità è che non ho mai pensato tanto al suicidio come in questo periodo. La verità è che gli unici piccoli spasmi di vita che mi capita di avvertire ovattati sottopelle sono i sussurri erotici di Camille Lancaster e delle sue perdute, gli ammonimenti velati d'ansia e saggezza di Miss Sybilla Hall... il dolore empatico di Winry, le mia unghia che tirano la pelle sulle croste delle vecchie cicatrici... tutte piccole cose, cose sporadiche, che mi fanno sentire vivo, una forma corrotta di vita.

Ho finito davvero le lacrime? Come è possibile? Perché non c'è fine al dolore dell'apatia? Preferirei non ci fosse fine al dolore... i giochi di potere che s'intravvedono nella foschia del perbenismo quotidiano, i giochi che mi erano invisibili al mio arrivo e che ora si delineano (non ultima la catastrofe sociale di Lord Humphry) mi hanno fatto capire che le persone ricercano i loro sogni e desideri nella buona e nella cattiva fede.

Ma che fine farò io che non agisco né nell'una né nell'altra? Il mio agire è soltanto caos e cattiveria gratuita, non è l'equilibrio ineluttabile di cui parla Miss Hall e non è il fine intrigo e la sottigliezza della Lancaster... sono un ibrido, un malvagio errore del mondo, capace di pensare al male senza le sue regole portanti... Mi sento solo... nulla mi corrisponde, i miei atteggiamenti peggiori sono tutti tornati... l'acqua, la mia mano sinistra, i tremori involontari... sono passati dalla simulazione della debolezza alla vera debolezza senza quasi nemmeno accogermente.

Non posso farmi vedere in queste condizioni, è inaccettabile, se qualcuno capisse che per davvero in me c'è qualcosa che non va, che la mia testa per davvero talvolta non funziona bene... sarà la fine...

Meglio morire che finire sul Lad Journal o alla radio... Questa insensatezza deve trovare la sua fine. Mi suiciderò. Si.

C'è un solo non trascurabile problema che vi si oppone: Sono il verme più viscido e vigliacco che sia mai esistito a questo mondo. I miei atti non saranno mai tragici, la vera tragedia, sarà, temo, il non morire. Non come vorrei.

La Lista Nera


26.3.2014 La Lista Nera
Questa pagina non temerà cancellature, errori, non temerà d'esser scritta con la mia mano mancina, semplice disfunzione fisica o guida del maligno, se mai mi succederà qualcosa, che non sia l'unico a cadere, che la mia oscurità stenda un velo su questa città, che la inferiore mediocrità trovi appiglio graffiante sulle candide pelli, corazze inespressive dei pagliacci di questa città, io so chi sono io, so chi siete voi, so chi siamo noi, e vi amo. Aggiornerò questa lista man mano che deporrete queste azioni ai miei occhi.

Faye Oliver - Ridanciana locandiera del Messiah, è scomparsa da quel che so, nessuno l'ha più vista, non mi sorprende, è sempre stata una ragazza avventata, dolce si, ma dal cuore egoista, tentatore, una suffragetta mancata, donnina insignificante dei vicoli, sempre pronta a piantare il caos e a portare gli uomini di buona volontà sulla cattiva strada o a istillare pensieri malvagi in ragazzi per bene come me.

Dahlia - il cui vero nome è Candice, ma il suo candore è soltanto apparenza, la città già conosce le innumerevoli macchie su questo candore, dice bene il cardinale, questa donna non fa che tentare e insinuare il male in chiunque abbia la sfortuna d'incrociarne lo sguardo. Una donna disposta perfino a far credere amore ciò che non lo è e mai lo sarà. Una traditrice di ogni principio morale, nascosta dietro la finta dignità con cui porta il foulard giallo. Protetta da una nobile corrotta che l'inferno ancora non osa inghiottire. Eppure Dahlia, nella sua eterna e continua finzione, nel potenziamento della sua cattiveria e della sua progressiva perdita di umanità... è essa stessa il corpo della verità. La seduzione disvelata nel suo sguardo mette a nudo le pulsioni più sporche di ogni essere vivente, è quasi azione diabolica, ma il diavolo stesso un tempo... era un angelo. Ha attratto su di se una possessione demoniaca, io ero presente, ma se anche ho attirato l'oscurità, è lei, in quanto donna ad aver aperto la porta.

Camille Lancaster - Le mie parole non potranno mai scalfire una nobile, la potenza della sua casa la protegge, è sempre ben attenta a non esporsi, ma conoscerla privatamente, essere soggiogati dalla sua bellezza più unica che rara, è un'esperienza oscura, la tentazione più grande di tutte. L'ennesima donna che ti porta sulla cattiva strada, pronta a sfruttarti per il suo volgare diletto e subito ti molla quando ormai non servi più. Una donna, pur nobile, non dovrebbe mai osare tanto, che Yeshua la punisca.

Sofia Weaton - La più ipocrita, membro del tribunale morale, ma la più immorale, dice di aver visto delle ombre al borgo nobile, dunque l'oscurità le si è presentata in mia presenza, ancora una volta forse ho attirato io quella oscurità con la mia semplice curiosità, ma chi ha aperto la porta di quella curiosità e ne è stata colpita, questa è sempre lei, la donna inferiore ammantata della sua cattiveria. Mi ha cercato fisicamente, carnalmente, ha perso con me il suo pudore e le è piaciuto, l'ho posseduta come una baldracca sul ciglio della Main Street in una fredda notte autunnale. E da quel giorno, non volendo accusare giustamente se stessa per la sua impudicizia, la donna ha vissuto per distruggermi. Talvolta sembra perfino provare qualcosa per me, la sua confusione è tanta perché vive nel peccato e non può in alcun modo uscirne. Tentatrice, sterile oltrettutto, e una donna che non può dare figli è la negazione della vita, del generare, è un'albicocca secca e amara, è il suicidio dell'umanità è l'impossibilità dell'ereditarietà. L'inverno, La fine.


Timothy Oldstaff - Un uomo impuro, un combinaguai che sta su una mezza-via, ma è proprio questo suo stare in bilico tra una parte e l'altra che lo rende simile e dissimile da me... caro Tim, le vie di mezzo non pagano, la fede ti protegge, e altrettanto fa l'oscurità, ma a stare in mezzo tra le due verrai tagliato. Si è macchiato di atteggiamenti sconci al Club Puntocroce, sua sorella era una prostituta e lui le ha fatto fare una brutta fine, ha rinnegato la propria famiglia facendo fare a tutti una brutta fine, e infatti è un uomo altamente vendicativo, l'unico amico che ho e di cui ho molto timore perché so che può diventare imprevedibile, pericoloso per se stesso e per gli altri. Uno di quelli che "il fine giustifica i mezzi" un iracondo, collerico, saggio, curioso delle cose sconosciute e quindi delle cose oscure. Pericoloso.

Winry Murphy - Lo stereotipo di contadinotta irlandese sciocca, questa per quanto repellente è solo la sua maschera, sotto di essa si nasconde l'ennesima donnetta che vive di espedienti, invidie, tentazioni offerte a chiunque incroci il suo cammino. Non ha il benché minimo interesse per lo studio, ma solo per le cose occulte che vi si possono trovare attraverso, è arrivata all'Ateneo di Laddington col proposito di farsi usare dal demonio per i suoi scopi, ne sono certo, si è fidanzata non a caso con un uomo grande e grosso che alcuni credono invischiato in affari loschi. E lei sicuramente lo sa e nel suo coltivare il caos, ne è estremamente compiaciuta e lo chiama amore. Sempre pronta ai pettegolezzi, inaffidabile, trasgreditrice delle regole morali, appena può si libera della cuffietta, assume posture scomposte e linguaggio poco consono a una signorina.


Tomas Versis - Egotico, pieno di se, ambiguo, mai uguale, quindi privo di vera personalità, amato dagli altri perché li tratta come vorrebbero e quindi in alcuni casi, male, ho il sospetto che il suo mestiere e le sue azioni siano atte a mascherare qualche insicurezza profonda, di certo ha grande utilità per la città, ma questa utilità distoglie gli occhi di tutti da quella che in realtà, ne sono certo, è la sua profonda inadeguatezza al ruolo che ricopre. Un uomo lacerato dall'oscurità interiore. Usa un linguaggio eccessivamente colorito, che indossi la divisa o meno, che sia sobrio o ubriaco, come mi è infatti capitato di vederlo. Un uomo per bene che conta sulle proprie capacità e basta per il proprio lavoro non avrebbe bisogno di ricorrere a un linguaggio tanto violento. Oltretutto senza guardare in faccia nessuno a prescindere dallo status sociale, davvero vergognoso. E se queste sono le parole, chissà quali possono essere i fatti!